La notizia sta facendo il giro del mondo ma al momento non c’è nulla di verificato: Google sta pensando di introdurre funzionalità “premium”, basate sull’intelligenza artificiale generativa, a pagamento.
La ristrutturazione del più celebre motore di ricerca sarebbe una svolta epocale. Al momento, Google è finanziato dalla pubblicità. L’introduzione di servizi a pagamento sembra sia dettata dalla necessità di reggere la concorrenza di tecnologie quali ChatGPT, ovvero modelli linguistici di AI che consentono agli utenti di trovare risposte immediate alle più disparate richieste.
Una fonte interna all’azienda americana ha rivelato al Financial Times che Google starebbe esplorando varie opzioni, tra cui l’aggiunta di specifiche funzionalità di ricerca potenziate dall’IA, sfruttando l’assistente casalingo AI, ovvero Gemini.
A quanto pare, gli ingegneri stanno sviluppando la tecnologia per implementare il servizio. I dirigenti dell’azienda, però, non avrebbero ancora le idee chiare.
Da quando, nel novembre 2022, OpenAI ha lanciato ChatGPT, Google ha cercato di rispondere alla minaccia competitiva posta dal più popolare dei chatbot, integrato da Microsoft (il partner principale di OpenAI) nel suo motore di ricerca, Bing.
A maggio del 2023, Google ha iniziato a testare un servizio di ricerca potenziato dall’IA, con l’obiettivo di fornire risposte più dettagliate alle query pur continuando a fornire agli utenti link per ulteriori informazioni e pubblicità. L’introduzione della Search Generative Experience (SGE), tuttavia, sta avvenendo in modo piuttosto lento.
Il motivo? Il maggior costo. Utilizzare l’IA nei risultati di ricerca comporta un enorme consumo di risorse informatiche. Ragione per cui ora SGE è accessibile a pochi utenti selezionati, ad esempio gli abbonati al servizio Google One.
Cosa accadrebbe se Google fornisse risposte interamente basate sulla IA, ovvero se non fosse più necessario cliccare sui risultati di ricerca?
Secondo alcuni analisti, il business pubblicitario di Google (175 miliardi di dollari lo scorso anno) potrebbe soffrirne. In allarme (oltre ai seo specialist :P) ci sono anche gli editori online che dipendono da Google per il traffico internet. Il rischio è che il nuovo sistema di ricerca riduca drasticamente le visite ai siti web.
Al momento non c’è nulla di ufficiale. Anzi. Google ha dichiarato che l’azienda «non sta lavorando o considerando» un’esperienza di ricerca senza pubblicità, e che «continuerà a sviluppare nuove capacità premium e servizi per migliorare le nostre offerte in abbonamento in tutto Google».
«Da anni, stiamo reinventando la ricerca per aiutare le persone ad accedere alle informazioni nel modo più naturale per loro», ha spiegato l’azienda in una nota ufficiale. «Con i nostri esperimenti di IA generativa nella ricerca, abbiamo già servito miliardi di query e stiamo vedendo una crescita positiva delle query di ricerca in tutti i nostri principali mercati. Stiamo continuando a migliorare rapidamente il prodotto per soddisfare le nuove esigenze degli utenti.»
Al momento, hanno concluso da Google, «non abbiamo nulla da annunciare».